Apprendere un movimento nuovo, comporta una serie di problemi, possiamo quindi suddividere l’apprendimento in varie fasi.

1) il movimento grezzo

In questa fase dell’apprendimento, attraverso la spiegazione dell’istruttore, si comprende il movimento e a cosa serve, osservando l’esecuzione del gesto e provando a ripeterlo.

Teoria e pratica assieme: l’ascolto della spiegazione e l’osservazione del movimento saranno seguite da ripetizioni del gesto per avere una corretta acquisizione del movimento.

Questo è un movimento volontario e il gesto non sarà fluido finchè non diventerà automatico. In questa fase, è la vista il senso che maggiormente aiuta e, quanto prima si riesce a ripetere esattamente e facilmente il gesto, più aumenta il desiderio di apprendere ulteriormente.

a)   approccio con il nuovo gesto: azione aritmica, impacciata, imprecisa e incostante

b)   rendere facile l’esecuzione con spiegazioni semplici e chiare

c)   l’allievo deve eseguire subito l’esercizio ed essere, preferibilmente, in condizioni di freschezza

 

2) il movimento automatico

Nella seconda fase, il gesto diventa automatico e quindi fluido ed armonico. Il movimento, infatti, viene memorizzato tramite numerose ripetizioni. Possono intervenire fattori esterni di disturbo (modifica dell’ambiente, emotività ecc.) che potrebbero far riemergere precedenti errori. Da un controllo visivo del gesto, si passa ad un controllo prevalentemente cinestetico, che si fonda sulle informazioni provenienti dal nostro corpo (muscoli e articolazioni). Via via, si diventa maggiormente abili nel riconoscere e utilizzare i feedback sensoriali determinati dal movimento.

a)    l’esecuzione del gesto è senza errori in situazioni non complesse

b)    l’allievo ho sotto controllo le varie fasi dell’esecuzione del movimento

c)    l’allievo utilizza le informazioni cinestiche relazionandole con quelle verbali dell’istruttore

d)    effettuare molte ripetizioni cercando l’impegno cognitivo dell’allievo, con maggior attenzione ai particolari di esecuzione e chiedendo la descrizione del gesto da parte dell’allievo

 

3) la disponibilità variabile

Appena raggiunto un certo livello di automatizzazione del gesto, sarà sempre più facile realizzarlo in modo costante e preciso.

Ora il gesto si potrà utilizzare, trasformare e adattare in base alle diverse situazioni in cui si agisce. Si diventa quindi capaci di anticipare le conseguenze delle proprie azioni.

a)    il gesto viene eseguito correttamente in condizioni variabili ed è utilizzabile in differenti situazioni

b)    l’allievo è autonomo nel gestire il movimento e l’azione

 

4) eccellenza o maestria

E’ raggiungibile solo da pochi...

 

L’errore è quindi la differenza tra lo stile personale e il modello ideale di tecnica; l'errore riduce quindi l’efficacia del gesto e può essere determinato da:

mancanza di presupposti antropometrici, mancanza di preparazione condizionale o coordinativa, lacune tecniche o scarsa comprensione del compito.

 

Se il movimento diventa automatico tramite ripetizioni sempre identiche del gesto e fini a se stesse, diventerà poi molto difficile cambiarlo o aggiustarlo.

L’apprendimento diviene rigido, con poche possibilità di adattamento.

L’automatismo del gesto deve essere quindi facilmente adattabile: perché questo avvenga, è importantissimo variare le forme del movimento.

 

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